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Giuseppe Toniolo

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Giuseppe Toniolo

Giuseppe, Maria e la piccola tribù

di Andrea Bernardini
“Toscana Oggi” 18 marzo 2012 – Pdf con contenuti ulteriori
È la mattina del 4 settembre del 1878 quando monsignor Sebastiano Zorzi, nella chiesa arcipretale di Pieve di Soligo, celebra le nozze di Giuseppe Toniolo e Maria Schiratti.
I due si sono conosciuti in paese grazie ai fratelli di Maria, Gaetano e Renato Schiratti, compagni di studio di Toniolo all’Università di Padova.
«Giuseppe – ricostruisce il maestro Pietro Furlan, storiografo del Toniolo, guida del nostro viaggio virtuale nei luoghi del venerabile – in quegli anni è spesso ospite dei fratelli Schiratti a Pieve di Soligo, soprattutto durante il periodo estivo. È in uno di questi incontri che egli vede per la prima volta e si innamora di Maria, sette anni più giovane di lui. Per poter approfondire la reciproca conoscenza e frequentare casa Schiratti, Toniolo chiede al parroco di Soligo, Sebastiano Zorzi, di interporre i suoi buoni uffici con il padre di Maria Schiratti, Antonio, sindaco di Pieve di Soligo dal 1840 al 1872. È così che dalle frequentazioni di casa Schiratti nasce tra i due un amore sincero e profondo. Dopo più di quattro anni di fidanzamento, Toniolo chiede la mano di Maria al padre Antonio. E lui gle la concede volentieri».
l matrimonio di Giuseppe Toniolo e Maria Schiratti rappresenta, per il paese di Pieve di Soligo, un vero e proprio evento, specie per il prestigio di cui gode il padre della sposa. In molti si fanno vivi con il suocero di Giuseppe con dediche e indirizzi a stampa.
«I testimoni di nozze – ricostruisce Pietro Furlan – saranno il conte Marco Giulio Barbo Vailler, sindaco di Pieve di Soligo dal 1872 al 1885, e l’avvocato Giuseppe Bernardi». «La sposa nella Messa ha ricevuto la benedizione» si legge nell’atto di matrimonio, conservato nella casa Toniolo a Pisa.
Alla bella cerimonia religiosa segue un rinfresco in casa Schiratti, poi la coppia si congeda dai parenti e dagli amici per il tradizionale viaggio di nozze.
Preparate con quel puntiglio che il professore è abituato ad usare in tutte le sue cose, le tappe del viaggio sembrano preannunciare il programma della sua vita. La coppia si ferma quattro giorni a Roma, per visitare le catacombe, gli anfiteatri e i circhi, le basiliche, infine il Vaticano, dove Maria e Giuseppe partecipano ad una udienza papale (pur non in forma privata). Per parteciparvi, Toniolo avanza una richiesta al maestro di camera del ponterice, sottacendo però il titolo di professore universitario, non essendo nell’etichetta del tempo consentita quella veste per un’udienza del Santo Padre.
Soddisfatto il «prof», convinto com’è che «andare a Roma senza vedere il Papa è come andare in Paradiso senza vedere Iddio».
Da Roma ad Orvieto. In una cartolina al cognato Renato Schiratti, Giuseppe Toniolo dichiara di essere stato attratto a questa città dal desiderio di vedere il Duomo, vero miracolo di arte e soprattutto monumento dell’Eucaristia. Quell’Eucaristia che giocherà un ruolo fondamentale nella sua vita e per la quale saprà sempre, in ogni occasione, ritagliarsi uno spazio di tempo.
Ultima tappa del viaggio, Assisi.

I figli
l ‘anno successivo alle nozze Giuseppe e Maria Toniolo sono già a Pisa. Qui nasceranno ben sette figli, «di cui tre volati al cielo in tenera età. Il primogenito Antonio – racconta Pietro Furlan – sposa un’altra pievigina, Augusta Chisini, da cui ha cinque figli: Giuseppe, Maria, Alberto, Gabriella e Gianfranco. Ora sono tutti defunti. Maria, vedova Perricone, è morta il 5 febbraio 2012 a novantanove anni: è stata lei l’ultima nipote del Toniolo. E lei ha donato alla parrocchia di Pieve di Soligo una coperta appartenuta al nonno Giuseppe.
Un pezzettino di questa coperta, come sapete, mentre i fedeli iniziavano una novena per implorare l’intercessione del venerabile, è stato messa sotto il cuscino del miracolato Francesco Bortolini: ridotto in coma farmacologico, il giovane è guarito miracolosamente. E ora gode di ottima salute.
Antonio è professore universitario in Geografia e Scienze naturali a Pisa e Bologna. Muore nel 1955.
Elisa, altra figlia di Toniolo, si sposa con Luigi Ferrari, direttore della biblioteca Marciana di Venezia; ed ha tre figli: Andrea, Maria Cecilia e Agostino, che diviene vescovo. Monsignor Agostino Ferrari Toniolo è deceduto cinque anni fa.
Emilia, la più somigliante all’animo del venerabile, si fa monaca di clausura, col nome di Maria Pia, nel Monastero della Visitazione di Treviso. E, dopo cinque anni e quattro mesi dalla professione, muore a soli 28 anni e dieci mesi.
Teresa, l’ultima figlia del Toniolo, perso il fidanzato, l’avvocato Giovanni Corna Pellegrini sul Carso, resta in famiglia a Pisa e muore nel 1970».
Quanto tempo dedicava Giuseppe Toniolo ai suoi?
«Appena libero dall’insegnamento universitario e dalle conferenze, Toniolo trascorre tutto il suo tempo in famiglia. Con i figli è severo, quando si tratta delle loro frequentazioni, della loro educazione e formazione scolastica. Al primogenito Antonio tiene lui stesso lezioni di filosofia, temendo che gli allettanti fermenti del laicismo e del materialismo ne fuorviino l’intelletto, prima che egli raggiunga una sufficiente capacità di critica e di discernimento. Ma con i bambini è anche giocoso tra le pareti domestiche: partecipa spesso ai loro giochi e li diverte con le sue battute e con le sue imitazioni dei personaggi del libro di Pinocchio e del libro “Cuore”».
Nei viaggi è lui la guida più esperta, il «cicerone».
Ma soprattutto esercita tra i suoi familiari una paternità spirituale quasi sacerdotale. Nelle solennità religiose o in occasione di onomastici, desidera che tutta la famiglia festeggi e santifichi con lui la festa, partecipando alla Messa e ricevendo la sacra comunione. Al ritorno da piccole gite, è solito dire ai familiari e agli amici: «Andiamo a dare la buona sera al Padrone di casa!».
Nelle prove e nel dolore offre una straordinaria testimonianza di fede in Dio: alla morte prematura dei genitori, di tre figli in tenera età e della figlia Emilia consacrata al Signore e da lui prediletta, intona il «Magnificat» e il «Te Deum».